Turismo culturale.

Mario Resca: con la cultura si promuove il paese
Pubblicato il 18 marzo 2009
Mario Resca, ex amministratore delegato di Mc Donald's Italia, ora consigliere per le politiche museali del Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, e' andato in missione a Berlino dove ha incontrato il ministro della cultura e i responsabili dei musei tedeschi. Il supermanager chiamato da Bondi lo scorso novembre, guidera' a breve la nuova Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, il cui scopo sara' generare ricavi dai beni culturali, risorsa importantissima del nostro paese troppo spesso trascurata. L'obiettivo di Resca e' quindi "attirare turismo culturale" lavorando sull'immagine del paese e facendo marketing, come spiego' lui stesso arrivando al Mibac. L'Agi lo ha intervistato nel suo ufficio al secondo piano di via del Collegio Romano.
Cosa l’ha spinta a Berlino?
I nostri scambi con la Germania sono fiorenti e tornerò lì fra un mese e mezzo circa. L’Italia è per i tedeschi un paese amico, un paese per il quale nutrono una grande ammirazione. Allo stesso tempo, però, trovano che il costo della vita nel nostro paese sia eccessivo, dagli alberghi ai ristoranti, motivo per il quale preferiscono altre mete come la Turchia, l’Egitto o la Spagna. Va detto che in Germania il turismo culturale è in aumento, così come in altri paesi, dove rappresenta il 50/60% del turismo, mentre da noi arriva solo al 30/40%.
Che conclusioni ha tratto da questa visita?
Bisogna comunicare di più, promuovere il paese. E poi intervenire al più presto su alcuni aspetti. Le faccio un esempio: i tedeschi si sono lamentati del fatto che non possono portarsi delle proprie guide turistiche, perché esiste da noi una restrizione per cui possono esercitare la professione di guide turistiche solo coloro che sono in possesso della licenza. Assurdo. E poi trovano anche difficoltà per i parcheggi, si lamentano degli scarsi collegamenti tra le varie città d’arte e della congestione degli aeroporti.
Lei ha recentemente avviato contatti con gli Emirati arabi e il Qatar per "esportare" il marchio degli Uffizi. Bolle qualcos'altro in pentola?
Abbiamo iniziato un dialogo con vari paesi. Sono stato negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Francia e abbiamo contatti anche col Giappone e la Cina. Una delle nostre strategie e' l'internazionalizzazione, cioe' creare contatti piu' istituzionalizzati nei vari paesi per favorire il turismo. Dobbiamo fare piu' incoming, quindi comunicare di piu', capire di piu' come trarre vantaggio dagli scambi di opere d'arte tra musei. Credo che su questo tipo di scambi noi dobbiamo capitalizzare di piu'. Questo sara' uno dei ruoli che svolgera' la nuova Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale. Aggiungo che e' importante capire che valorizzare non ha solo un significato economico, ma anche politico.
E’ l'unica via per ravvivare il turismo culturale o ci sono anche altre iniziative?
Il fatto e' che se noi diciamo che in un momento di recessione come questo dobbiamo puntare su quella che e' la nostra carta vincente, cioe' la nostra cultura, noi dobbiamo lavorare in questa direzione. Cosa dobbiamo fare? Intanto capire cosa vuole il visitatore medio, che deve essere al centro della nostra attenzione. Capire colui che viene al museo ma anche colui che non viene e perche' non viene. Quindi dobbiamo creare le condizioni migliori affinche' l'esperienza del museo sia positiva in tutti i sensi.
E quale sara' la sua ricetta per migliorare i nostri musei?
Intanto ci deve essere una buona segnaletica, molto spesso e' difficile arrivare ai musei. Poi gli orari di apertura devono essere in funzione di quelle che sono le esigenze dei nostri visitatori. Bisogna anche razionalizzare l'offerta museale: abbiamo musei dove ci sono piu' dipendenti che visitatori. Infine comunicare di piu': chi sono i nostri competitor? dove va la gente quando ha un po' di tempo libero? A parte un 3% della popolazione che va comunque al museo, perche' fortemente motivata, il 97% della gente ha come alternativa internet, la televisione, il cinema, i centri commerciali. Quindi noi dobbiamo dire loro che ci sono i anche i musei, dobbiamo attrarli, dire loro che li vogliamo. Percio' vanno avviate campagne mediatiche per dire loro cosa abbiamo da offrire.
Il supermanager dei Beni Culturali ha ora in programma una trasferta a Doha, capitale del Qatar, dal 20 al 22 marzo. L'esempio da seguire e' quello del Louvre e del Guggenheim che hanno gia' stretto accordi con gli Emirati arabi per concedere capolavori in prestito e per lo sfruttamento del proprio marchio.
"Ma i francesi e gli americani - conclude Resca - non sono gli unici ad aver esportato i loro musei all'estero. Infatti, oltre al Louvre e al Guggenheim, ora presenti ad Abu Dhabi, tre musei tedeschi - i musei statali di Berlino e Dresda e la pinacoteca di Monaco - hanno recentemente concluso un accordo con Dubai per il prestito delle loro opere. Manca quindi l'Italia. Il nostro paese potrebbe effettivamente mettersi in vista con queste operazioni, soprattutto in un momento difficile come questo".
Per la cronaca confrontando i dati 2007 relativi all'affluenza nei musei e ai rispettivi introiti con quelli di altri paesi si deduce facilmente che l'Italia potrebbe ambire a risultati di gran lunga superiori. Nel nostro paese sono stati 34 milioni 443 mila i visitatori (paganti e non) nei musei, monumenti ed aree archeologiche nel corso del 2007: in Francia sono stati quasi 52 milioni, mentre in Germania sono arrivati a 75 milioni 341 mila. Dati poco entusiasmanti arrivano anche dal fronte degli introiti, che pur se raddoppiati dal 1996 al 2007, passando da 52 milioni di euro lordi a 106 milioni, sono comunque molto al di sotto dei numeri tedeschi e francesi. Escludendo i musei vaticani, che hanno comunque registrato 4 milioni 310 mila visitatori nel 2007, gli scavi di Pompei sono stati il sito piu' visitato in Italia, con 2 milioni 545 mila entrate. A seguire gli Uffizi di Firenze con 1 milione 616 mila visitatori. Molto poco rispetto agli 8 milioni 222 mila ingressi del Louvre e agli oltre 5 milioni di Versailles.
(Fonte dati: AGI)


01/08/2009

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